Incapace di creare un vero blog e neppure
interessato (troppa immediatezza, velocità e necessaria assenza di
riflessione metabolica), mi sono, però, deciso a recuperare,
periodicamente, alcuni post più o meno tematici elaborati nella
frequentazione del mio profilo. Confesso che ho epidermicamente avuto
una profonda antipatia per i social forum: incontrollati,
demagogici, esagerati, narcisiti, sensazionalisti, aforismatici senza
veri aforismi, dominati dall'attualità politica spesa in maniera
triviale e chi più ne ha più ha il diritto di aggiurgerne. Mi sono, col
tempo, reso consapevole che il rifiuto della frequentazione dei social
non significava affatto porsi al riparo di deformazioni e manipolazioni
informative, ma semplicemente scegliere quelle verticalmente organizzate
dalle grandi reti televisive e dalle cordate della carta stampata. Alla
fine i social sono uno strumento di divulgazione e
propagazione di idee come molti altri, con tutti i difetti appena
esposti; questi limiti sono inevitabile e fisiologici: sono i limiti del
bar, della piazza, dei corridoi scolastici e delle stanze caffè
aziendali; sono cioè i limiti della quotidiana comunicazione socialmente
riconosciuta che si pubblicizzano mediaticamente in una registrazione
immediata, allargata e capillare. E in essi può essere individuato un
pregio, quello di fotografare, da molteplici e quasi infinite
angolature, la sensazione, percezione e concettualizzazione di
quest'epoca su sè stessa.
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