strambi aforismi del 1982

[MAGARI]

Magari si potesse definire un dentro e fuori dal sistema. Allora sarebbe tutto più semplice. Eccolo lì il corpo estraneo, il vero e autentico corpo separato, il nemico o l'amico perfettamente individuato. Alcune forze politiche usano e useranno questa rappresentazione, quasi tutte, nel passato, l'hanno messa in esecuzione. Nazismo e fascismo ne sono la più alta realizzazione ma anche la democrazia rincorre questo obiettivo. Perché ovviamente non si tratta di forme di governo ma di un'unica e consolidata forma di dominio che cambia solo nome e strumenti.


[MAGARI E LA LOTTA DI CLASSE]

Tutto più semplice, sicuramente, se fosse vero il dentro e il fuori. Si potrebbe presentare tutta la lotta di classe in termini di repressione, attacco giudiziario, e considerarla un immenso problema di politica carceraria. Ma esiste la contaminazione, contaminazione che nessun vuol vedere ma sulla quale tutti guadagnano, proletari inclusi, e alle volte vien da pensare che le classi non esistono oppure si sono disciolte, fuggendo come ladri al loro nome. Vedo molti fuggitivi in questa pista. Eppure le classi esistono ma non hanno più la dignità di riconoscersi: non dirti mai povero, mai, sei fuori dalla società se lo fai, e parimenti non dichiararti ricco, sei un pericoloso e straffottente antisociale se lo fai.
Esiste una potenza informativa che manda in cortocuito la verita' delle cose, che appartiene al Capitale, ma e' alla fine piu' potente del suo creatore, in base alla quale il mondo e' solo rappresentazione e tale deve rimanere, incurante delle malattie che tutto questo possa generare.
Questo complesso informativo lo hanno ideato fascismo e nazismo, ma non essendo questi corpi estranei al sistema economico dominante volentieri e' stato ripreso dalle democrazie. La continuita' e' lampante.

[MAGARI E DEMOCRAZIA ELETTORALE]

Non ho mai visto nulla di piu' ipocrita della democrazia elettorale e di piu' becero di Nazismo e Fascismo. Sono, in ogni caso, la stessa cosa che fa il verso di litigare con se' stessa.

[MAGARI E LA COMUNE DI PARIGI]

Con semplicità estrema, nel 1871, a Parigi si sciolsero ministeri, si presero le fabbriche e gli uffici e si elessero a suffragio diretto i loro amministratori. I vecchi dirigenti, pubblici e privati, furono cacciati a calci nel culo e non si sparò loro neanche un solo colpo di fucile. Solo in quel caso e in quei mesi possiamo abolire la differenza tra povero e ricco e tutta l'ideologia che si porta dietro.
Il mondo non era più di nessuno, tranne che di sé stesso, e la separazione non gli apparteneva piu'. Ci pensarono i Prussiani e i loro fucili a riportare l'ordine a Parigi e i ricchi di Francia nella loro capitale .

[MAGARI E LA VERA RIVOLUZIONE]

La vera rivoluzione l'han fatta i ricchi che non si chiamano piu' ricchi, non siamo nel medioevo, ma neanche capitalisti, non siamo nell'ottocento, ma semplicemente imprenditori e, in subordine, dirigenti di azienda. Costoro non sono ne' poveri ne' ricchi, precisamente come i loro dipendenti, ricchezza e poverta' sono categorie del passato e la loro abolizione e' estremamente utile, per quelli, ad affrontare il presente, facendo il verso di condividere, in maniera egualitaria, la ricchezza sociale. Mio nonno, diceva a mio padre, alla fine degli anni trenta: "Andiamo questa domenica, che non lavoro, a vedere i ricchi che mangiano il gelato". Una cosa terribilmente fuori moda oggi. Non ci sono mica ricchi, oggi, siamo tutti uguali, oggi.
Mio nonno aveva l'onesta' della sua condizione sociale, cosa che sfugge geneticamente ai ricci e che ormai, purtroppo, non appartiene, giorno dopo giorno, ai proletari e cioe' ai poveri di questo eone.

[MAGARI E C'E' BEN ALTRO]

C'è che non si dà un esterno al sistema, un al di fuori, come entità metafisica e dunque capace di concedere significato alle cose che stanno intorno, rispetto al quale sarebbe legittimo immaginare relazioni antagonistiche e rapporti di guerra. Non esiste nulla a cui fare guerra e quel nulla è penetrato in noi, nei finti ricchi.
Oggi più che mai ma anche alla fine in generale. Per quanto l'abbia studiata non esiste nella storia questa separazione rigida, metafisica, tra potere e contro - potere, ovvero esiste ma andrebbe proposta in termini meno rudi e netti, mentre i rivoluzionari di quest'epoca non sanno fare altro che proporre rudezza e nettezza.
Ogni componente storica e classe sociale ha potuto determinare una parte o particella di potere, ogni componente storica e classe sociale si è riservata la capacità di ritrovare il potere, di ricostruirlo e ricodificarlo a sua immagine e somiglianza e lo ha fatto continuamente, giorno per giorno, qualche volta in forma rivoluzionaria più spesso in maniera molecolare e continua, silenziosa. Questo silenzio mi fa schifo ma è un dato di fatto: fa parte di noi e della nostra natura.
Il potere è qualcosa che viene costruito anche da quelli che ne sono esclusi, anzi forse i piu' entusiasti muratori ne sono gli esclusi per affogare l'esclusione.

[IL POTERE E IL SUO CONTRARIO]

Si è cercato spesso di separare lo scenario dei comportamenti politici e sociali in riformisti, rivoluzionari e conservatori e gli strati sociali, in diretta conseguenza e relazione, in privilegiati, meno privilegiati ed emarginati sociali. Al centro di questo  giudizio riposa e insiste il tipo di rapporto che essi instauravano con il potere, fosse esso economico e politico.
E questo è un dato: l'autonomia proletaria non esiste ed è solo un fenomeno del potere, delle relazioni con il potere. Enorme povertà, che comunque ci salva dal ricorso alla metafisica.
Il potere è diffuso, non è il puerile potere che ci fanno studiare alle elemenatri e che viene limitato alle epoche in cui è conveniente menzionarlo, per poi dopo, magicamente, dissolversi in quella che improvvisamente viene detta democratica convivenza.

[UMANO MOLTO UMANO]

Una delle caratteristiche del potere è proprio quella di essere onnipresente, di riposare nel cuore degli uomini, di riprodursi, e fortificarsi in quelli. Il potere non è affatto una cosa astratta e metafisica dalla quale tutti si possono assolvere, il nazismo e l'appoggio di massa a quello, ma anche il fascismo, ne sono un perfetto esempio: il potere richiede l'appoggio popolare, sempre e in qualsiasi situazione. Scriverebbe Nietzche unamo troppo umano. Il potere è molto umano e come tale è dappertutto.

[IL POTERE E IL SENSO]

Ma mai si è analizzato e mai lo si farà, almeno fin chè si rimarrà prigionieri di questo sistema sociale, come questa oggettiva e non dichiarata e nascosta (anche nell'ipocrisia della democrazia elettorale) onnipresenza del potere è capace di far naufragare le stesse distinzioni politiche tra riformisti, rivoluzionari e conservatori. Queste perdono di senso, senza nessuna possibilità di appello. Il potere e' al di sopra di quelle.  Il potere e' il senso, il potere e' il divino e la nuova metafisica, che non ha, ovviamente, bisogno della metafisica e della scorta di filosofi. LUI E' E BASTA.
Incredibilmente nelle societa' classiche e medioevali il potere si doveva giustificare, confermare la sua presenza, proporre disquisizioni filosofiche intorno alla sua natura. Nella modernissima epoca del capitalismo, dove si mette in discussione tutto, non e' mai in discussione la legittimita' del potere che si accompagna, stranamente, alla indiscutibilita' del danaro.
Nel capitalismo potere e danaro appartengono, come avrebbe scritto Aristotele, alla stessa sostanza (ousia ).

[ANTIFASCISMO E FASCISMO]

Nel fascismo c'è più antifascismo come nel fascismo c'è più antifascismo dell'antifascismo stesso, precisamente come nella democrazia c'è la dittatura che, però, non utilizza nessuna ideologia precisa, ma che viene 'liberamente' scelta dagli individui. La cosa fondamentale è che lo stato di cose presenti, i normali rapporti di potere esistenti, continuino a riprodursi, nella migliore semplicità della situazione storica, secondo le convenienze e capacità dell'epoca che le produce.

[DITTATURA]

Il capitalismo è il perferzionamento della dittatura: sa essere democrazia, fascismo, nazismo, feudalesimo e schiavismo a un tempo. E' veramente completo, un vero dominio completo. Il capitalismo è la dittatura in essenza. Giulio Cesare, primo dictator della storia europea e occidentale, non ci si riconoscerebbe neanche per un pelo: avrebbe rabbrividito dell'essenza e se ne sarebbe ritratto, poiché cosa che, per lui, rimandava al divino e dunque insondabile. Il capitalismo e tutti i suoi attori, invece, si sentono, alla fine, divini, pur essendo terribilmente umani. Giulio Cesare viveva sapendo di dover morire, il più piccolo imprenditore del mondo del capitale si sente immortale e si comporta di conseguenza e come lui tutti i suoi sottoposti. Insomma sono tutti dei piccoli e grandi Gesù Cristo: un giorno risorgeranno. Ma dove? Semplice: nella rigenerazione della loro dittatura che ha qualcosa di divino, rubato al divino.

[ARTE]

L'arte è solo ideolgia, per quanto voglia presentarsi in forme concrete e antideoligiche. L'arte non è mai astratta, anche quando si dà in forme astratte, anzi più si dà astratta più nasconde la sua ideologia e aumenta la sua ipocrisia. L'arte è carina e aiuta a vivere, su questo non è dubbio, soprattutto la musica. Ma rimane solo una cosa carina fino a che rimmarrà sotterrata sub specie idearum.

[VERA ARTE, IPOTESI]

La vera forma d'arte è quando fai ritmo mentre studi sbattendo il tallone sotto il tavolo e creando un ritmo per concentrarti.

[VERA ARTE, IPOTESI 2]

Quando uno sbatte il tallone sotto il tavolo e 'fa musica' e qualcuno lo sente e si unisce al suo ritmo, allora, l'arte inizia a essere uno strumento universale di comunicazione, che non ha bisogno di intelligenza e di riferimenti linguistici: quindi arte, semplice prodotto sciolto dal suo obiettivo e scopo. Quindi l'arte non esiste, oppure esiste sempre, in ogni nostro respiro e qundi non va associata alla categoria 'privilegiata' di arte.

[ARTE STRATEGIA TATTICA]

Conviene, forse, rispettare l'arte ufficiale e ufficializzata, salvandola, per il momento, perchè non bisogna essere così cattivi: rispettiamo, quindi,  con le lacrime sotto gli occhi, le cattive coscienze del capitalismo e delle società classiste alle quali da centinaia di generazioni apparteniamo, asciughiamo queste lacrime per liberarci da questi occhi, per sempre. Conviena dare ancora per qualche tempo una strizzatina d'occhio all'arte. Godiamocela come arte.

[L'ARTE NON ESISTE]

L'arte, ovviamente, non esiste e il suo stesso nome non ha senso, può essere solo una consolazione tattica. In un altro mondo ce ne faremo un baffo di questa tattica.

[IL NEOLITICO E L'ARTE]

L'arte è produzione concreta, non separata dalla realtà produttiva, vitale, ambientale. L'arte è la nostra stessa vita. Quando si presenta come fenomeno artistico (architettonico, pittorico, poetico e via discorrendo) separandosi dalla normale produttività sociale e cercando un'area di privilegio, sotto i sistemi classisti, diventa un prodotto di eccellenza, si separa da sè stessa e diventa qualcosa di completamente diversa da sè e cioè diventa Arte. Per dirla in maniera pomposa: l'Arte diventa un'astrazione delle potenzialità del vivere associato che perde ogni rapporto con quello e finisce per esserne una rappresentazione, commercialmente quantificabile.
La cattiva coscienza delle società classiste è disposta a pagare le astrazioni che produce. Ma alla fine, la dittatura sociale può sempre dire, io produco arte e vantarsene. Giulio Cesare capirebbe il concetto, ma un uomo del neolitico inorridirebbe all'idea: sarebbe come avergli levato dalle mani la sua creatività




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